Perchè spendere poco non vuol dire risparmiare
Nel corso degli anni, l'abitudine,
le persone che frequentiamo, la società in generale ci abitua a pensare che
risparmio non sia un'operazione da fare in anticipo rispetto al resto delle
spese, ma un'operazione conseguente al trovare a tutti i costi un prodotto che
possa venire incontro alle nostre esigenze al prezzo più basso.
Libri come “l'uomo più ricco di
Babilonia”, “Padre ricco padre povero” ed altri volumi legati alla finanza
personale, ci spiegano invece che risparmio dovrebbe essere considerato una
parte costante del nostro budget e non un qualcosa relegato al “ciò che avanza
alla fine del mese”.
Definito quindi che risparmiare
non vuol dire spendere meno, la convinzione di dover trovare un prodotto che
costa poco come vero modo per risparmiare, comporta spesso adottare delle
scelte di compromesso che nel lungo periodo possono addirittura comportare una
spesa maggiore rispetto a quella immaginata.
Al momento mi occupo di
assistenza clienti all'interno di una compagnia assicurativa. Il lavoro è
interessantissimo: i prodotti offerti sono molto validi per il prezzo proposto.
Ma come ogni prodotto, un determinato
prezzo, comporta necessariamente determinate conseguenze in merito alle
caratteristiche dello stesso in termini di personalizzazione. Il
fortissimo risparmio che si può trovare nella stipulazione di alcune polizze
per la responsabilità civile automobilistica, infatti, ha necessariamente dei
costi. Volendo prendere a prestito un termine inglese andiamo incontro a dei”
trade off”.
Infatti il risparmio garantito
dalla compagnia per la quale lavoro, necessita di un impegno da parte del
cliente nel capire se il prodotto offerto va effettivamente incontro sue
esigenze di protezione: se può permettersi di dedicare il tempo di una chiamata
al numero verde per i sinistri, o ancora impiegare del tempo per leggere
comprendere quello che è scritto, anche se in maniera piuttosto semplice,
all'interno dei setti informativi dell' offerta lui dedicata.
Il risparmio offerto è conseguenza
dalla particolare standardizzazione dei contratti offerti, con la conseguenza
che sono poco personalizzabili.
Tutto questo si traduce in una
minore soddisfazione del consumatore che ha adottato come unico riferimento il solo
prezzo e non l’utilità che deriverebbe dalla personalizzazione o dall’assistenza
di persona perché, magari, è poco esperto in informatica. E la colpa non è né
del consumatore in particolare né della società.
Il primo infatti è stato per
decenni abituato a prodotti estremamente flessibili proposti da delle compagnie
tradizionali che però, a fronte di questa forte flessibilità ed adattabilità,
presentano un costo più elevato perché più elevati sono i costi relative alla
gestione di contratti che di volta in volta vengono modificati dalla rete degli
agenti; tantomeno può essere colpa della compagnia in sé per sé, perché la
standardizzazione del contratto, riduce statisticamente le variabili del
rischio e di conseguenza consente alla compagnia di rimanere sempre solvente a
fronte dei rischi assunti, malgrado un prezzo fortemente più basso rispetto
alla concorrenza.
Cosa succede però se si compra un prodotto che non è adatto
alle proprie esigenze utilizzando soltanto il risparmio come unico parametro?
Mettiamo il caso di avere la
necessità di presentarci ad un evento piuttosto importante . Sull’invito è
indicato come obbligatoria una tenuta elegante, come, ad esempio, il classico
abito blu scuro con la relativa cravatta e camicia bianca.
Davanti a noi si offrono si
aprono diverse possibilità: con agli estremi opposti la grande distribuzione
organizzata abiti molto poco costosi (ed in alcuni casi di pessima qualità e di
scarsissima adattabilità al fisico della persona) e l'abito di qualità
sartoriale realizzato su misura.
Da un lato quindi abbiamo la
possibilità di riuscire a risolvere letteralmente con una cinquantina di euro (quando
bevevo a Londra, in una nota catena di abbigliamento a basso costo, con poche
decine di sterline si riusciva a portare a casa l'abito scuro con cravatta,
camicia, calze e scarpe) che a fronte dello scarsissimo prezzo non presenta
quasi nessuna possibilità di adattamento e adatto ad essere usato solo per
poche ore.
Dall'altra parte invece abbiamo
il mondo dell'alta sartoria che a fronte di un costo più elevato presenta la
possibilità di modulare la qualità dei tessuti di scegliere, lo stile dell’abito
che (modificando di alcuni dettagli) può essere considerato più o meno
elegante, rendendolo quindi molto più adatto alla maggior parte delle occasioni
della vita quotidiana, rendendolo molto più versatile ed utilizzabile con
maggiore frequenza e la certezza che sarà perfettamente adatto al nostro fisico,
senza quindi dare l' impressione di aver rubato la giacca ad una persona molto
più magra o molto più grassa di noi.
È sulla base dello scopo finale
che riusciremo ad individuare in quale punto delle possibilità di prezzo ed
adattabilità far ricadere la nostra scelta. È questo il vero segreto per “risparmiare”
anche quando si spende del denaro
Quindi: se siamo sicuri che
l'abito non lo useremo mai più, andrà benissimo spendere qualche decina di euro
per un abito della grande distribuzione, non avrebbe infatti alcun senso
spendere diverse centinaia di euro per un abito che è sostanzialmente
rimarrebbe inutilizzato!
D'altro canto, se la tenuta dal
lavoro quotidiana richiede necessariamente la presenza della giacca, della
cravatta, della camicia bianca e in più si conta di dover partecipare a degli
eventi puntare su di un abito di qualità, a fronte di una spesa iniziale molto
più sostenuta, aiuta in realtà ad evitare di dover moltiplicare la spesa per
ogni singolo occasione. Anche questo si chiama “risparmio”!
E questo vale in tutti quanti gli
ambiti della vita: si pensi ad un appartamento, si pensi a dei contratti
assicurativi, si pensi al proprio conto corrente…
Ogni volta che dobbiamo fare una
spesa in realtà noi stiamo scegliendo il tipo di soddisfazione che avremo da
quel denaro impiegato.
Ha quindi senso spendere poco per
ogni singolo aspetto della nostra vita? La risposta è no: così come il
risparmio deve essere la chiave per la nostra serenità futura, le spese che
sosteniamo devono sostenere la nostra serenità nel presente: spendere poco per
avere un prodotto che anziché renderci felici, ci crea solo problemi e
frustrazione, sarà uno spreco di denaro e di energia.
Non ha senso mettere da parte
denaro per il futuro se viviamo un presente frustrante!

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